sabato 16 ottobre 2010


Il tema è sempre lo stesso, l’Italia.
Quello che mi porta a scrivere dell’Italia è sempre il solito motivo, quello che ormai mi ripeto a noia ogni volta che penso al mio paese (ancora di più quando si vive all’estero e si ricevono le lunghe onde a distanza del gossip della politica italiana), ovvero che ci ritroviamo in un paese sempre più periferico e sempre più in declino. E’ un declino economico prima di tutto, racconto di questo perché è quello che forse meglio posso cogliere e capire, ma pur non essendo abbastanza preparato negli altri campi, non mi sembra che si sita vivendo un secondo Rinascimento della cultura italiana. E’ una cosa che possono constatare tutti, facendo una piccola prova, intervistando 10 persone prese a caso che nel giorno delle elezioni si recano alle urne, oppure la sera che tornano dal lavoro, su temi che dovrebbero conoscere: non so, la nostra storia, la geografia, la costituzione italiana, il diritto pubblico italiano, insomma tutto ciò che ha a che fare con il così detto senso civico. Se poi invece volete saggiare la famosissima cultura italiana, bè allora bastano 10 minuti di televisione per fare il pieno di scorie radioattive, di buffoni che non fanno ridere, di fango secco, del nulla che si autoproclama vincitore del nostro paese. Comunque potrei essere troppo pessimista e vi giuro, che quando torno in Italia vado col questionario a fare le interviste e poi pubblicherò i risultati: uno statistico potrebbe dirmi che c’è un bias enorme, che manca una lista di campionamento, ha perfettamente ragione, ma sempre e comunque di italiani che hanno il diritto di voto si tratta!
Per quanto riguarda il campo economico i dati parlano chiaro, penso che sia sufficiente mostrare quelli (se le fonti sono attendibili, ed in questo caso ovviamente lo sono), per rendersi conto di quale sia la situazione del nostro paese. Se poi si facesse lo stesso a livello comparativon con le altre economie, bè allora i dolori sarebbero ancora più grandi…C’è poco da fare, in un mondo in cui quasi tutti i paesi crescono o comunque seguono trend di lungo termine di buona crescita, il nostro paese si ferma, ristagna, e questo risultato lo abbiamo raggiunto in epoca pre-crisi 2008; basta vedersi la serie storica del Pil (l’insieme di tutti i redditi prodotti nel paese) degli ultimi 10-20 anni e metterla a confronto con altri paesi per avere già una panoramica dello stato di salute della nostra economia. Appunto dicevo lo stato precedente della crisi del 2008, perché se si osserva come il nostro paese reagisce dopo la crisi finanziaria del 2008, bè allora anche in questo caso i dati parlano chiaro: arranchiamo, perdiamo competitività, diventiamo sempre più periferici.
In un paese dove la forza, l’unica grande forza si troverebbe nella struttura produttiva delle ormai blasonatissime PMI (Piccole-Medie Imprese), dei “chimerici” distretti, così ci ripetono da sempre tutti, quindi la produzione manifatturiera, bene sappiate che la produzione industriale italiana dopo la crisi è crollata ai livelli degli anni ’80, per poi riportarsi intorno a quelli dell’inizio degli anni ’90 verso giugno del 2010. Mancano alcuni mesi, però non penso che da luglio ad oggi sia cambiato granchè (e non è cambiato infatti!). Quindi abbiamo, così, in un batter d’occhio perso la produzione industriale di 20 anni, siamo tornati all’inizio degli anni ’90, in pieno clima tangentopoli, con il magnifico debito pubblico pronto ad implodere (grazie ai simpatici socialisti della “Milano da Bere” degli anni ’80) che è ovviamente rimasto tale nonostante le grandi privatizzazioni dei governi di centro-sinistra italiani degli anni ’90 (sarà un’anomalia tutta italiana che a parte qualche rara eccezione tutte le privatizzazioni le abbiano fatte persone che un tempo militavano nel PC?), e nonostante l’entrata nell’euro abbia ricordato ai ministri dell’economia che esiste un limite alla spesa pubblica e che dovremmo tenere conto del deficit/Pil…

L’altro dato che non mi stanco mai di ripetere è il più sconosciuto dai media tasso di occupazione, che a differenza del tasso di disoccupazione (che mostra quante persone in percentuale negli ultimi 20 giorni hanno cercato attivamente lavoro non trovandolo, rispetto alla forza lavoro, ovvero a chi è dentro il mercato del lavoro perché lavora o vorrebbe lavorare) racconta tutta un’altra storia, perché dice quante sono le persone in percentuale che lavorano rispetto a chi potrebbe lavorare (popolazione 16-64). Bene, il nostro tasso di occuapazione per il 2009 (dati Eurostat) si attesta al 57,5%, contro il 59,8% della Spagna (che pure ha un tasso di disoccupazione intorno al 20%), il 64,7% dell’Area Euro ed il 70,9% della Germania. Questa differenza dipende da molti fattori, ma penso che duen siano quelli da tenere in maggior considerazione: il basso tasso di occupazione femminile italiano, soprattutto nel Meridione, la parte della popolazione che scoraggiata non ha cercato lavoro (attivamente) negli ultimi 20 giorni (da manuale di macroeconomia, chi saranno: bamboccioni, figli di papà, neolaureati che non vogliono lavorare nei call center, quarantenni che hanno perso le speranze di tornare nel mercato del lavoro?).
Infine l’altro grande problema economico dell’Italia è la bassa produttività del lavoro, che è poi ciò che porta ad avere stipendi medi più bassi della media europea e la cui causa si può ricercare nelle piccole dimensioni delle nostre imprese (non si capisce mai se è un bene o un male avere tutte queste PMI, è un bene perché ci raccontano che sono flessibili e ben si adattano ai cambiamenti, come con la crisi del 2008 dove la produzione industriale, caso unico fra i paesi più sviluppati, è tornata ai livelli di più di 20 anni fa). Ma ci potremmo domandare quale la causa del nanismo delle nostre imprese, dell’esercito di partite iva che la GDF deve fronteggiare ogni anno (che sia quello il motivo per cui ogni anno unico caso nei paesi OCSE, il nostro PIL viene moltiplicato per 1,2 perché abbiamo un’economia nera enorme, che sia quello il motivo per cui l’evasione fiscale è la più alta fra i paesi sviluppati?). Senz’altro sono molteplici le cause, personalmente penso che un paese dovrebbe avere una forza lavoro istruita e formata(quant’è la percentuale di laureati sul totale della popolazione? Sbaglio o anche qui facciamo a gara con Grecia e Portogallo nell’UE?), quando penso ad un modello economico vincente penso a quello dei Paesi Scandinavi, dove grazie a forti istituzioni e ad un sistema scolastico e universitario basato sul merito, hanno creato un’economia che cresce e sa fronteggiare adeguatamente l’ultima frontiera tecnologica.
Sulle cause profonde di questo declino economico e socio-culturale il colpevole, il cattivo a cui puntare l’indice (anche il dito medio, tanto loro lo fanno tutti i giorni con noi tutti) è LA POLITICA ITALIANA, su chi non fa niente per cambiare questo, su chi dovrebbe decidere le nostre sorti perché incaricato da un mandato dei cittadini (democrazia). Su questo non c’è alcun dubbio, per com’è stata gestita l’Italia a partire dagli anni ’80, per tutte le enormi balle che ci hanno raccontato mentre cercavano di arraffare più che potevano, come gigantesche piovre, mentre con paziente lavoro si sono appropriati prima delle nostre tasse, poi dei nostri spazi, poi del nostro etere, poi dei nostri cervelli, e per ultimo della nostra dignità, credendoci burattini: e alla fine siamo diventati (o meglio siete diventati) burattini…Ricordate la storia dell’intervista, appena rimetto piede in Italia lo faccio davvero…E pubblico i dati! Poi ci facciamo delle belle risate…
Non voglio certo perdere tutta la mia vita per cercare di spodestare tutto il marcio che si è infiltrato nel mio paese, questa moltitudine di brillanti scarafaggi che corrono per i palazzi del potere italiano (non tutti, intendiamoci, ho ancora fiducia in qualche istituzione). Ma qualcosa voglio provare a fare, in quanto cittadino italiano dotato di una propria coscienza, faccio appello a quella parte degli italiani che si sono accorti di tutto questo…
Appoggio senza se e senza ma la lotta di Grillo contro giornali e partiti politici, per un semplice motivo, si reggono in piedi coi soldi pubblici e non c’è nessuno che li possa valutare, sono loro stessi che si autofinanziano, si autocriticano, fanno tutto da soli con noi poveri idioti a fare da spettatori passivi…Sono modelli falliti perché non si reggono sulle proprie gambe, ma riescono a vivere dell’ignoranza e dello status quo delle persone…Bene, io penso che un forte vento dovrebbe spazzare dall’Italia tutto questo, io sono pronto ad affrontare questa sfida, c’è qualcun altro che la pensa come me??

venerdì 15 ottobre 2010

L'eterno ritorno...

Eccomi ritornato a scrivere su questo blog.....

E' passato più di un anno dall'ultimo post e tante cose sono successe, chi mi conosce sa che non sono più quello, che la cosa peggiore che potesse succedere è accaduta.

Scrivere e condividere i proprio pensieri, le proprie considerazioni...I propri stati d'animo..Porta via tempo e quindi potrei farne anche a meno, e forse lo farò, però è la rabbia che mi spinge a farlo, la rabbia nel vedere che l'Italia continua imperterrita la sua corsa all'involuzione... O cambia l'Italia o me ne vado, questa è la sfida che vorrei lanciare, e mi piacerebbe che fossero in tanti a pensarla come me!